Mai sentito parlare del “revenge spending”? Si tratta di un neologismo, ma rappresenta uno dei meccanismi più vecchi da quando l’uomo usa il denaro: non è altro che l’acquisto compulsivo e liberatorio che segue una fase di “digiuno”.
Oggi, in tempi di pandemia da coronavirus, un revenge spending globale è evocato da molte fonti, con risvolti propiziatori e benefici per tutti, soprattutto adesso che è terminato il periodo di austerità e isolamento.
Sembra che ci sarà un boom degli acquisti che riappianerà le difficoltà delle aziende in tutto il mondo, ma vediamo cosa c’è di vero.
Revenge Spending: è una bufala?
La Cina sembra aver acquisito e massificato questo fenomeno già da metà marzo, in primis per i brand del lusso, moda e viaggi. Molte attrattive locali, infatti, avevano riaperto con il benestare delle autorità (prima della seconda ondata di coronavirus).
Vedi fonti sul revenge spending in Cina a marzo:
Il Sole24ore,
Bloomberg.
Altre fonti (Ruder Finn) avevano elaborato dati da interviste che vedevano settori quali l’alta cucina, il pellame, il leisure e i viaggi, come gli ambiti più interessati dal revenge spending, a discapito di settori quali la gioielleria e prodotti e servizi per la bellezza.
Per quanto riguarda l’industria del turismo, che nel 2017 era la prima in Italia con il 13% del PIL, e prima al mondo con 10,4% del GDP, gli esperti si aspettano una reazione simile a quella del dopo-Sars, che influirà su tutto il comparto turistico: nel 2003 aveva visto l’incremento del 200% di voli dalla Cina dopo l’epidemia (Business Insider).
Le stime sul turismo dovranno essere ritoccate, in quanto all’epoca ci si aspettava un incremento molto sostenuto, supportato dal 4% di aumento annuo di arrivi in Italia. Inoltre, l’onda lunga della pandemia, e le conseguenze per le limitazioni alla mobilità delle persone, sembrano influire ulteriormente sul ribasso delle stime per il 2020, ma probabilmente anche per il 2021.
Revenge spending da Google Trends
Il revenge spending è un tema presente, e sta assumendo contorni quasi taumaturgici, ma potrebbe limitarsi a specifici settori.
Il boom delle ricerche c’è, come si può vedere da Google Trend – Revenge Spending, ma ad oggi sembra presentare oscillazioni importanti tra pochi stati come il Portogallo, gli Stati Uniti, il Regno Unito, il Brasile, e in Italia, solo la Lombardia.
Il fatto che in Italia il termine venga ricercato quasi esclusivamente in Lombardia può farci interpretare con cautela una predisposizione per i settori più riportati dalle analisi in Cina, lusso e moda, nonché temi legati alla finanza internazionale. Ma vediamo se e come la fase del revenge spending potrà applicarsi alla situazione italiana.
Revenge spending in Italia nel post-Covid19
Da un lato, la voglia di ritornare alla normalità ci tocca tutti, irrorando nuova linfa in tutti i settori economici, ma trovando nuove priorità nei consumi, che seguiranno forse dinamiche simili alla popolazione cinese.
Una forte esigenza di acquisti e spesa nell’ambito della sfera spirituale e del leisure sembra essere una delle chiavi vincenti per interpretare il momento del rinascimento post-Covid19 (viaggi, ristoranti, momenti di festa), come reazione istintuale al momento traumatico appena vissuto.
Il popolo italiano, risparmiatore per eccellenza, e fortemente debilitato dal lockdown, vivrà dall’altro lato questa reazione a modo suo, con una situazione molto difficile (le stime parlano di 60.000 nuovi disoccupati a fine giugno).
Non possiamo tralasciare queste dinamiche opposte al revenge spending, come l’aumento della disoccupazione e i nuovi poveri, che faranno parte del nostro futuro: lo dimostrano anche molti feedback negli “sfogatoi” social, quando si parla di contenuti come questo.
Non dimentichiamo poi quanto sono interconnesse delle economie globalizzate, che hanno costretto anche paesi isolati e poco colpiti ad affrontare una crisi economica con un calo negli ordini nei principali settori industriali.
Conclusioni sul revenge spending
Per quanto sia stato già vissuto in Cina, il revenge spending è stato proporzionale all’efficacia delle misure di contenimento della quarantena. Per questo, sentiamo di proporre la considerazione che maggiori saranno le cautele e le capacità di ogni nazione di uscire dalla dinamica del contagio e maggiori potranno essere le possibilità per tutte le aziende di avvicinarsi fisicamente ai loro clienti, contribuendo eventualmente anche al fantomatico revenge spending.
Oggi e nell’immediato domani, l’esigenza di liquidità per le aziende resta una delle principali preoccupazioni, confermata dal Decreto Liquidità dal governo, che però inizia già a mostrare le prime problematiche.
Se la tua azienda è già ben posizionata e hai un e-commerce, una buona logistica e un customer service strutturato, probabilmente hai accusato meno l’isolamento dei tuoi utenti e l’impossibilità di averli incontrati dal vivo (vedi i dati sul boom degli acquisti online durante il coronavirus), ma la digitalizzazione dei pagamenti è una fase che tutte le imprese dovranno velocizzare, e determinerà la rimessa in pista di molte aziende.