L’Osservatorio “The World after lockdown” di Nomisma e CRIF fotografa una realtà davvero nuova per il mondo del lavoro: si stima che entro il 2021 rimarranno almeno 3 milioni di lavoratori in Smart Working, e, se li paragonate solo al 2019, in cui erano 570 mila, vi renderete subito conto della differenza abissale.
Un’altra ricerca sullo Smart Working, questa volta di Microsoft, ha coinvolto manager e dipendenti per capire come le aziende si stiano adattando al lavoro da remoto a causa dell’emergenza sanitaria, come stiano supportando i lavoratori e quali siano le aspettative per il futuro. Anche da questa ricerca emerge che le organizzazioni italiane che hanno adottato modelli di lavoro flessibile sono aumentate moltissimo: se nel 2019 erano solo il 15%, oggi sono il 77%.
La previsione per il futuro è che il 66% dei lavoratori rimanga in Smart Working almeno un giorno alla settimana.
Ma questo cosa significa in termini concreti?
Dopo questi primi mesi di prova, manager e dipendenti sembrano in generale soddisfatti dei risultati, grazie al reale aumento della produttività ed efficienza del lavoro, ma in termini di innovazione e condivisione delle idee (e quindi di creatività) le cose sono un po’ diverse. Meno relazioni e maggiore isolamento possono infatti comportare meno circolazione delle idee.
Esistono poi ancora difficoltà nel delegare, nel supportare i team che lavorano da remoto, e nel diffondere una vera cultura dello Smart Working.
L’imprenditore può risparmiare molto nei costi per l’affitto degli uffici, le spese di illuminazione e riscaldamento, la linea telefonica, internet, le spese di pulizia, del servizio mensa…
Anche il dipendente risparmia, nel suo caso sui costi dei trasporti e dei pranzi fuori, ma anche sul vestiario, soprattutto se il suo lavoro in ufficio pretende un abbigliamento formale. Il comfort di casa, poi, dà la possibilità di lavorare in maniera più rilassata, a patto, però, che ci si sappia organizzare e che gli spazi di lavoro in casa siano adeguati.
Cosa cambia per lo Smart Working dopo il DPCM del 18 ottobre?
Nel momento in cui scriviamo, le regioni stanno iniziando a imporre i primi provvedimenti più restrittivi, dalle prime zone rosse ai coprifuoco, e tutti siamo con il fiato sospeso in attesa di capire cosa succederà nelle prossime settimane.
Ci saranno altri lockdown? Faremo dei lockdown “personali” riducendo sempre di più i contatti con gli altri?
Lo Smart Working resta uno strumento di salvaguardia della salute molto importante in questa situazione, perciò anche chi non lo attuava più dovrà di nuovo farci i conti. Inoltre, con la proroga dello stato di emergenza nazionale, le possibilità di accedere allo Smart Working semplificato si sono allungate fino a gennaio del prossimo anno.
Da febbraio poi finirà la possibilità di collocare i dipendenti in Smart Working in modo unilaterale e i datori di lavoro dovranno firmare nuovi accordi con i singoli lavoratori, al fine di fissare modi, strumenti e misure del nuovo lavoro agile, tra cui i tempi di riposo e il diritto alla disconnessione.
Quale futuro per aziende e lavoratori smart?
La pandemia ha reso questo modello lavorativo, che prima era solo residuale, un’abitudine che funziona, perché permette di fronteggiare l’emergenza sanitaria, ma è ancora debole dal punto di vista di diritti, doveri e organizzazione.
Anche il modo in cui i lavoratori sono stati messi in Smart Working crea diversi problemi: chi non lo faceva già prima è stato catapultato in modo frettoloso in questa dimensione nuova e si è trovato spiazzato, soprattutto per la mancanza di strumenti adeguati: dai pc alle apparecchiature, dalla connessione Internet instabile agli orari di lavoro indefiniti. Dall’altra parte, i datori di lavoro si sono trovati a fare i conti con la difficoltà nell’organizzare i dipendenti a distanza.
La sfida di questa pandemia, oltre alle questioni più stringenti di carattere sanitario, è quindi quella di riformare uno Smart Working che vada oltre l’emergenza.
È allora il momento per le aziende di prendere in seria considerazione una trasformazione digitale, che semplifica il lavoro, aiuta anche la gestione di quello da remoto e dà gli strumenti adeguati ad affrontare i difficili mesi che ci aspettano.
Impostare una strategia, scegliere gli strumenti, e poi monitorarne il funzionamento e i risultati: questi sono i “mai più senza” per un’azienda che vuole continuare a restare a galla, competere e crescere in questo periodo storico, anche grazie allo Smart Working. Il nostro team e i nostri collaboratori sono pronti a offrire la loro professionalità in vari settori, dalla strategia alla comunicazione, per stendere un progetto studiato per la vostra realtà. Contattateci per una consulenza.