Una riunione in una sala affollata, un incontro in fiera con un potenziale cliente, un pranzo di lavoro, una visita alla sede dell’azienda e al reparto di produzione, la firma di un contratto in un ufficio con l’immancabile stretta di mano.
Sembra ormai Preistoria, invece si tratta di azioni di marketing che mettevamo in piedi solo un anno fa: un esempio di Customer journey che oggi non possiamo più percorrere.
A partire da marzo le imprese hanno dovuto sopperire a queste mancanze accelerando i processi digitali, sia quelli relativi allo Smart Working, sia quelli necessari a mantenere il rapporto con i propri clienti anche quando non è dal vivo.
Oggi siamo ormai certi che non torneremo alla situazione di prima, e quindi è necessario cancellare del tutto i pregiudizi e le resistenze nei confronti della trasformazione digitale, a favore di un serio ripensamento delle logiche finora adottate.
La trasformazione digitale ha assunto un’importanza vitale, non solo per aumentare la produttività e rimanere competitivi in un mercato in continuo cambiamento, ma per distribuire la forza lavoro e irrobustire l’organizzazione aziendale.
Le nuove abitudini dei consumatori
I consumatori hanno già iniziato a cambiare le loro abitudini d’acquisto e hanno iniziato a fruire in digitale anche di diversi servizi. Questi nuovi comportamenti stanno coinvolgendo così tante persone, che di sicuro rimarranno nella nostra quotidianità.
Chi ha provato per la prima volta in questi mesi la fruizione di contenuti in digitale (dall’acquisto della spesa a corsi e conferenze in video anziché in presenza) sta continuando a farlo.
Con ogni probabilità ha allargato la quantità di prodotti che acquista online, e difficilmente tornerà alle abitudini di prima, perché questa, ormai è chiaro, non è solo una parentesi.
Se le esperienze di acquisto saranno piacevoli, le ripeteranno, ne parleranno bene e convinceranno altri a farlo. Ad esempio, le generazioni più giovani aiuteranno quelle più anziane, le più a rischio, ad acquistare dagli e-commerce e a usufruire di servizi digitali, dalla lettura del quotidiano online all’uso dei portali sanitari per consultare referti medici.
Questo discorso è più immediato da fare per i settori B2C, ma la strada è la stessa anche per il B2B, con una progressiva dematerializzazione del percorso di Customer journey. L’e-commerce diventa uno strumento potente che fa da ponte tra la fabbrica e il mercato, e l’industria 4.0 serve non solo ad aumentare produttività ed efficienza, ma anche a garantire il distanziamento tra le persone e a permettere il funzionamento e la manutenzione delle macchine anche da remoto.
Conseguenze e prospettive del lavoro da remoto
Per garantire lo spazio necessario e la distanza fisica tra i dipendenti, non è più cosa rara usare un modello ibrido di lavoro, con i dipendenti in parte in ufficio e in parte a casa.
Si tratta di un nuovo modello che con tutta probabilità non scomparirà, nemmeno quando potremmo ritornare con serenità a viaggiare per lavoro e a lavorare in treno o in aereo.
Un problema di queste soluzioni ibride è quello di conciliare il lavoro da remoto con la privacy dei lavoratori e la sicurezza dei dati aziendali. Per affrontare questa sfida, la tecnologia fornisce al lavoratore strumenti molto raffinati, da quelli per le videochiamate alle videoconferenze, e c’è stato un balzo in avanti da parte delle aziende nell’uso di questi strumenti, a volte, però, insidiosi dal punto di vista della privacy.
Se la videochiamata viene registrata, occorre far firmare un’informativa sulla privacy e notificare i partecipanti dell’inizio della registrazione.
Se si utilizzano chat aziendali, è meglio che siano di proprietà, con una privacy policy precisa: è sconsigliato usare applicazioni come Whatsapp per la condivisione di dati sensibili e file di proprietà dell’azienda.
Inoltre, al lavoratore in Smart Working devono essere sempre garantiti:
– il diritto alla disconnessione;
– la tutela da rischi non solo per la salute ma anche per i dati aziendali e personali;
– la formazione per acquisire competenze digitali vere e proprie, che spesso mancano.
La trasformazione digitale nasce come sfida e diventa quotidianità
In conclusione, lo scopo finale della trasformazione digitale non è solo permettere all’azienda di crescere e restare competitiva, ma di raggiungere questi obiettivi in un ambiente di lavoro nuovo, distribuito, che per i mesi a venire dovrà ancora fare i conti con le conseguenze della pandemia.
Le organizzazioni fanno fatica ad avviare tutte le opportunità della trasformazione digitale perché spesso non hanno i mezzi per farlo, per gestire i dati e il lavoro da remoto, rendere il business agile e restare flessibili di fronte a cambiamenti che sono ormai globali e ci rendono tutti interconnessi.
La trasformazione digitale in tempo di crisi è una sfida nella sfida, e noi possiamo aiutarvi ad affrontarla. Flow Agency può creare un team di professionisti ad hoc sulla base delle necessità della vostra azienda: contattateci e lo metteremo in piedi insieme.